Dimenticate New York e Los Angeles. Queste città sono i nuovi centri economici americani

di Andy Serwer 08/11/2023 15:43
Dimenticate New York e Los Angeles. Queste città sono i nuovi centri economici americani

Perché Dallas, Houston, Miami e Nashville stanno crescendo rapidamente e stanno rimodellando l’economia del Paese

Rurale contro urbano, conservatore contro progressista, libero mercato contro regolamentazione, Est contro Ovest, Nord contro Sud. Queste forze, in concorrenza tra loro, hanno plasmato gli Stati Uniti fin dalle sue origini e, per molti aspetti, hanno aiutato il Paese a crescere e persino, per riprendere un'espressione, a rendere grande l'America.

Negli ultimi decenni si è creata una sorta di stasi in cui il potere in America risiedeva in quattro aree metropolitane, ognuna delle quali rappresentava un potere economico o sociale: New York con Wall Street e la finanza; Washington (Dc) con il governo federale e la politica; Los Angeles con l'intrattenimento e i media; e la baia di San Francisco con la tecnologia.

Queste quattro città si contendevano tra loro il potere e l'influenza, ma soprattutto incarnavano lo status quo della nazione: dominavano gran parte dell’economia e guidavano le agende nazionali e internazionali.

Ora, però, queste quattro aree metropolitane tradizionali sono state affiancate e, in un certo senso, eclissate da una schiera di nuovi centri di potere in rapida crescita, come Houston con la sua economia energetica, Dallas e la sua base diversificata, Nashville con l'assistenza sanitaria e la tecnologia, e Miami come centro finanziario in piena espansione e porta d'accesso all'America Latina. La competizione tra le vecchie città e i nuovi arrivati è sia l'ultima incarnazione di attriti preesistenti che l'emergere di nuovi elementi.

Le implicazioni di questo spostamento di potere sono molteplici e ancora da determinare. In un certo senso, potrebbe significare un ritorno all'America predigitale, in cui la Farm Belt e, in particolare, la Industrial Belt avevano lo stesso peso dei finanzieri di New York e dei tecnocrati e legislatori di Washington. Il flusso di potere economico verso il centro del Paese potrebbe rendere gli Stati Uniti più forti e diversificati, come un'azienda che effettua con successo acquisizioni strategiche. Oppure potrebbe dividere ulteriormente gli Stati Uniti lungo linee economiche, politiche e geografiche.

La competizione tra le vecchie e le nuove città

Nel caso del rapporto di amore/odio di lunga data tra New York e Miami (che attrae per il sole e per l’ottimizzazione fiscale), New York ha acquistato cartelloni pubblicitari in città della Georgia, della Florida e del Texas per pubblicizzare l'accesso all'aborto. (Il Massachusetts ha adottato una strategia simile, promuovendosi presso le comunità LGBTQ della Florida e del Texas). La rivalità tra California e Texas, ancora più recente, è più del tipo odio/odio. Il governatore californiano Gavin Newsom rilascia comunicati stampa e pubblica annunci sui giornali per denigrare il Texas, mentre il governatore texano Greg Abbott trasporta i migranti non richiesti a Los Angeles, New York e in altre città.

Lo spostamento economico verso la Sunbelt (l’area degli Stati Uniti d'America che si estende dalla costa atlantica alla costa pacifica raggruppando gli Stati meridionali del paese, ndt) è in atto da quando Willis Carrier inventò nel 1902 la moderna aria condizionata. Ciò che è cambiato ora è che le città più recenti stanno iniziando ad avvicinarsi a parreggiare le città dell’establishment, non sempre in termini di prodotto interno lordo dell'area metropolitana - almeno, non ancora - ma certamente in termini di influenza e crescita. (Il Covid ha anche accelerato ogni tipo di decentramento). Questa nuova dinamica è alla base di innumerevoli transazioni e decisioni di business ogni giorno, tra cui tutto ciò che va dai prezzi delle materie prime alle mosse immobiliari alle politiche fiscali statali.

È vero, c'è all’opera anche una dicotomia tra stato rosso (repubblicano) e stato blu (democratico), oltre a una serie di forze nazionali e globali. Queste città sono in qualche modo emblematiche. Si potrebbe sostenere che l'hub tecnologico della Bay Area di San Francisco si estenda fino a Seattle, sede di Amazon e Microsoft. E ci sono molti altri nuovi centri di potere, tra cui Denver, Phoenix e Atlanta. Nessuno sta dicendo che Manhattan o Beverly Hills diventeranno irrilevanti. Ma la conclusione è questa: Il centro gravitazionale del potere economico e sociale in America si sta significativamente spostando, probabilmente per un lungo periodo.

"Una volta c'erano due zone di potere costiere in cui si poteva vivere al meglio, senza mai toccare gli Stati rossi", dice lo storico Niall Ferguson, ora all'Hoover Institution dell'Università di Stanford. "Oggi abbiamo un'America più multipolare che bipolare. Questo riflette le tasse, la qualità e il costo della vita, la capacità di costruire e i differenziali incredibilmente sorprendenti nella qualità della governance. Se parlate con le persone che hanno fatto le grandi delocalizzazioni, vi diranno che le cose sono fatte molto meglio a Miami, Palm Beach, Austin o Dallas".

L’impatto distruttivo della tecnologia 

L'ascesa della tecnologia, la storia economica dei tempi moderni, è stata determinante per lo status quo e ora sta contribuendo alla sua distruzione. Un indicatore: Il valore del settore informatico dello S&P 500 è cresciuto di 5,6 volte negli ultimi 20 anni, raggiungendo i 10.100 miliardi di dollari, ovvero il 28% del valore totale dell'indice, rendendo la Silicon Valley e San Francisco il motore economico più significativo del pianeta. Bisogna risalire ai tempi della Standard Oil per trovare un potere del settore privato confrontabile con quello dell'attuale Silicon Valley, le cui aziende sono potenti quanto i Paesi. Infatti, la Danimarca, il Regno Unito e l'Unione Europea hanno inviato ambasciatori nella Silicon Valley. Nemmeno John D. Rockefeller ricevette questo trattamento.

La tecnologia è stata un motore di crescita fondamentale per New York e Wall Street, in quanto gli hedge fund quantistici, le piattaforme di trading all'avanguardia e le società fintech sono tutti abilitati dalla tecnologia, senza contare il torbido mondo delle criptovalute e della blockchain.

Si consideri anche l'influenza della Silicon Valley su Los Angeles e Hollywood attraverso la digitalizzazione, che ha portato al declino delle sale cinematografiche e del pacchetto via cavo, quest'ultimo in lenta dissolvenza, mentre la TV lineare sta scomparendo solo ora, 28 anni dopo il collocamento in borsa di Netscape. Tutto ciò è comprensibile, vista l'ascesa non solo di Netflix.

In un certo senso, però, il successo dell'innovazione tecnologica sta erodendo il ruolo di leadership della Silicon Valley, in quanto la pervasività della tecnologia sta attualmente guidando quella che il fondatore di AOL Steve Case aveva soprannominato "l'ascesa del resto", ovvero l'emergere di centri come Austin, in Texas, come hub tecnologici. La crescita tecnologica regionale assume tre forme: 1) start-up locali; 2) aziende come Tesla, Oracle e Hewlett Packard Enterprise, che spostano la sede centrale dalla California settentrionale, tutte in Texas; e 3) colossi tecnologici che stabiliscono importanti operazioni satellite al di fuori della Silicon Valley, portando essenzialmente con sé un importante elemento di crescita.

Un esempio da manuale della tendenza n. 3 si trova a Nashville, che l'anno scorso è cresciuta di quasi 100 persone al giorno e ora ha una popolazione metropolitana di oltre 2 milioni di abitanti. La città della musica è diventata la città dell'assistenza sanitaria, con 500 aziende del settore, tra cui 17 società pubbliche con sede nel gigante degli ospedali e delle strutture sanitarie HCA Healthcare. Nella tecnologia, Nashville sta diventando un polo importante, con nuove strutture completate o in fase di costruzione da parte di aziende del calibro di Amazon (che prevede di creare 5.000 posti di lavoro), Meta Platforms (un centro dati da 800 milioni di dollari) e Oracle (una struttura da 1,3 miliardi di dollari con 8.500 posti di lavoro con uno stipendio medio di 110 mila dollari).

Il declino di Washington

La forza e la crescente ubiquità del settore tecnologico sono in contrasto con il declino di Washington D.C. e del potere del governo federale. Il declino è stato inizialmente intenzionale, in quanto, a partire dall'elezione di Ronald Reagan a presidente nel 1980, i legislatori hanno via via eliminato i programmi del New Deal e della Great Society e hanno spinto verso la deregolamentazione. Ma anche una tendenza più recente e meno intenzionale, l'aumento della disfunzionalità, evidenziata dai recenti litigi al Congresso, ha avuto un effetto potente.

Attenzione però, l'economia di Washington è effettivamente fiorita. La crescita del Pil nella sua area metropolitana è stata in media del 4,3% annuo negli ultimi due decenni. Sedici aziende della classifica Fortune 500 hanno la loro sede lì, tra cui gli appaltatori della difesa Lockheed Martin, General Dynamics e Northrop Grumman.

Ma questo è solo a livello locale. A livello nazionale, il potere del governo federale è diminuito, creando un vuoto sempre più colmato dai singoli Stati che si sono imposti su questioni come la marijuana, l'aborto, le armi, i programmi scolastici e le normative ambientali. Nel settore privato, l'abdicazione di Washington ha permesso l'espansione senza limiti sia del settore bancario ombra di New York, che comprende sia colossi del private equity come Blackstone e KKR, sia hedge fund come Bridgewater Associates e AQR Capital Management, sia i giganti tecnologici della Bay Area. In alcuni casi, le Big Tech possono essere considerate in contrasto con Washington, in quanto hanno permesso la proliferazione della disinformazione su X (ex Twitter), Facebook e YouTube, che ha eroso le verità fin qui accettate nella società.

Washington ha cercato di controllare la crescita delle Big Tech attraverso indagini antitrust condotte dal presidente della Commissione federale per il commercio (Ftc) Lina Khan, nonché indagini sulle interferenze elettorali e sollevando questioni di libertà di parola e privacy; ma finora si sono rivelate inefficaci. I federali non hanno ottenuto una grande vittoria contro le Big Tech dall'accordo del 2002 con Microsoft, e nel migliore dei casi si è trattato di una vittoria parziale.

Ultimamente, però, ci sono segni di distensione tra Washington e la Silicon Valley. In occasione di un recente incontro tra gli amministratori delegati del settore tecnologico e la leadership del Congresso a Washington, entrambe le parti hanno promesso di collaborare per regolamentare l'intelligenza artificiale generativa. Questo anche perché c’è denaro in ballo. Le aziende tecnologiche sono ansiose di mettere le mani sui fondi del Chips and Science Act e dell'Inflation Reduction Act, che promettono di elargire centinaia di miliardi di dollari per la costruzione di fonderie di semiconduttori e altre strutture che verranno caricate di tecnologia.

"Quello che vedo uscire da Washington non è un conflitto con la Silicon Valley, ma una manna per il settore privato", afferma il fondatore e presidente di Eurasia Group, Ian Bremmer. "Molti dei nuovi posti di lavoro e delle politiche industriali proposte dall'amministrazione Biden stanno nascendo in aree a beneficio degli Stati rossi”.

Molti di questi progetti finanziati a livello federale, che si tratti di impianti solari ed eolici in Colorado, di produzione di veicoli elettrici e batterie in Arizona o di semiconduttori in Texas, fanno molto di più che stimolare la crescita economica nei nuovi centri di potere. Sono anche in sintonia con i venti geopolitici. L'ascesa globale del nazionalismo ha generato una nuova dipendenza da catene di approvvigionamento più sicure, creando un boom della produzione statunitense. Le guerre in Ucraina e in Medio Oriente e le tensioni con la Cina hanno reso molto più preziose le risorse nazionali di petrolio e gas, in particolare per il Texas. Infine, l'immigrazione e l'aumento dell'attività economica tra gli Stati Uniti e il Sud America significano crescita per città come Miami.

Una crescita accompagnata da politiche favorevoli al business non guasta. L'anno scorso il Texas ha approvato 263.054 permessi di costruzione di abitazioni, il numero più alto del Paese; inoltre è l'unico grande Stato ad aver raggiunto un nuovo massimo di costruzioni nel 2022. (Il picco della California, 207.390 permessi, venne raggiunto nel 2004). Anche le infrastrutture sono un fattore positivo. "Provate a trovare una cattiva autostrada in Texas o una buona strada a New York", sostiene l'analista Meredith Whitney, il cui rapporto del 2010 "Tragedy of the Commons" sulle finanze dei 15 Stati più grandi ha anticipato alcuni di questi cambiamenti.

Gli amministratori delegati delle corporation hanno votato con i piedi. Il Texas ha ora il maggior numero di sedi di società Fortune 500 di tutti gli altri Stati, con 55. Le due città più grandi dello Stato, Houston e Dallas, stanno dando vita a una doppietta di crescita. Secondo il Censimento degli Stati Uniti, l'anno scorso Dallas-Fort Worth-Arlington ha registrato il maggior aumento di popolazione (170.396 persone) di tutte le aree metropolitane statunitensi, seguita da Houston, che ha aggiunto 124.281 residenti, diventando così rispettivamente la quarta e la quinta città più grande della nazione.

A proposito di Dallas, "è molto hot in questo momento", dice Bremmer. "E’ caratterizzata da energia a basso costo, grande imprenditorialità e un ambiente normativo molto permissivo. Ora stanno producendo più energie rinnovabili della California, cosa che dieci anni fa era assurda da pensare. Hanno anche tutto il fracking in corso. Gli Stati Uniti stanno producendo più combustibili fossili in questo momento che in qualsiasi altro della loro storia. È qualcosa di cui Biden non ama parlare perché non è in linea con la base progressista, ma è vero. E se non fosse così, i nostri prezzi sarebbero molto più alti".

L'economia di Dallas-Fort Worth

Con una popolazione di 7,9 milioni di abitanti, cresciuta da meno di un milione nel 1950, Dallas-Fort Worth non ha solo aziende energetiche e AT&T, American Airlines Group e Tenet Healthcare, ma anche i trapiantati dalla California, tra cui McKesson, Jacobs Solutions e Charles Schwab. Secondo l'ultimo bollettino economico della Federal Reserve Bank di Dallas, "L'economia di Dallas-Fort Worth si è espansa in agosto. La crescita dell'occupazione è proseguita a un ritmo sostenuto e la disoccupazione è rimasta bassa".

Houston, con una popolazione di 7,3 milioni di abitanti, conta oggi 25 aziende delle Fortune 500, più di qualsiasi altra città oltre a New York, tra cui le principali compagnie petrolifere e del gas Exxon Mobil, Phillips 66, ConocoPhillips e Halliburton. Sono arrivati anche nuovi operatori, tra cui NRG Energy e Hewlett Packard Enterprises, oltre a imprese internazionali come la danese Orsted, leader nello sviluppo di impianti eolici offshore in Danimarca.

Sede del Johnson Space Center della National Aeronautics and Space Administration (Nasa), Houston è un attore di lunga data nel settore spaziale e ora vanta un nuovo spazioporto. E ha anche un'enorme industria sanitaria con 85 ospedali, tra cui il Texas Medical Center, il più grande al mondo, con 13 ospedali universitari, che impiegano più di 100 mila persone, ovvero quasi il 7% della forza lavoro dell'area.

È possibile seguire lo spostamento verso le nuove città del potere anche seguendo il denaro. Bloomberg ha recentemente riportato che la California e lo stato di New York hanno perso circa 1.000 miliardi di dollari di attività finanziarie, in quanto le società finanziarie si sono trasferite in stati a bassa tassazione come la Florida e il Texas.

Goldman Sachs Group sta costruendo un campus di tre edifici appena fuori dal centro di Dallas, che porterà in città ben 5.000 posti di lavoro. AllianceBernstein Holding ha trasferito la propria sede da New York a Nashville. Per quanto riguarda la Florida meridionale, anche se il posizionamento come hub per le criptovalute non è stato particolarmente azzeccato, un certo numero di aziende basate sul denaro si sono trasferite nell'area di Miami, tra cui l'hedge fund Citadel, da Chicago, e Icahn Enterprises e Elliott Investment Management di Paul Singer, che si sono entrambi trasferiti da New York a West Palm Beach, e ARK Investment Management di Cathie Wood, che si è spostata da New York a St. Petersburg, in Florida.

Questo afflusso finanziario si è aggiunto a una metropoli già diversificata come Miami, che oggi conta 6,1 milioni di abitanti. L'area attrae pensionati e turisti, ma altrettanto significativa e meno visibile è l'ondata di aziende che si sono insediate o stanno espandendo le loro attività come sede di attività commerciali in America Latina, come Cisco Systems, Hilton Worldwide Holdings e Visa, oltre alle società internazionali Embraer, Bacardi e Club Med. Bremmer osserva che le élite imprenditoriali dell'America Latina continuano a espandersi a Miami attraverso società private e family office.

"Gli Stati blu hanno perso la bussola", afferma Anthony Scaramucci, fondatore e managing partner di SkyBridge Capital, una società di investimenti alternativi globali, per breve tempo direttore delle comunicazioni della Casa Bianca per l'ex presidente Donald Trump. "Mezzo milione di persone hanno lasciato lo Stato di New York dal 2020 perché siamo più interessati alla superiorità morale (virtue signalling) che ad affrontare problemi difficili". Ma, prosegue Scaramucci, “sarò uno degli ultimi a spegnere le luci a New York" e dice di conoscere diverse persone che si sono trasferite a Nashville, Miami, Dallas e Houston ma che "si sentono come pesci fuor d'acqua". A loro "manca la natura cosmopolita di New York o San Francisco", dice.

Ciò che rende attraente una città o una regione è in definitiva una combinazione di fattori, tra cui la cultura, le tendenze politiche e i servizi. Al momento, almeno, l'attrazione di un'economia forte è sufficiente a guidare la crescita di questi nuovi poli commerciali. Affinché il Paese funzioni al meglio, i vecchi centri di potere dovranno competere ma anche condividere e cooperare con i nuovi, e viceversa. E questo non è così facile da realizzare.


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